sabato 23 febbraio 2008

Non andare

Stamattina mi sono svegliato, e mentre guardavo il cornetto con la nutella affondare nella ciotola col latte e caffè, ho cominciato a riflettere sul rapporto tra genitori e figli.
Il mio amico di sempre, Enzo, ieri sera mi ha comunicato di aver avuto un’ottima offerta di lavoro a Milano. Eravamo a cena, all’Agua Mala. Lo guardavo dritto negli occhi, cercando di capire se stesse dicendo una delle sue cazzate megagalattiche, ma era serio. Il boccone di entrecôte che stavo masticando mi si è bloccato nell’esofago e non riusciva più a scendere. Ho dovuto buttare giù due bicchieri di Aglianico per poter riprendere a respirare.
“Che hai?”, mi fa
“Niente, tutt’a posto…continua”
“Mi danno duemila euro al mese, e in più mi pagano la casa e mi danno l’auto aziendale. Che ne dici?”, mi fa, “E poi avrei buone possibilità di carriera a Milano”
“Dico che è una bella proposta, per come me la stai ponendo. I tuoi come l’hanno presa?”, gli faccio io.
Apriti cielo.
“I miei non capiscono un cazzo lo sai, li conosci. Per loro basta che ho un contratto a tempo indeterminato e uno straccio di stipendio, il resto non conta. Parole come “carriera”, “soddisfazione”, sono solo sfizi dell’età”.
“Hanno paura che te ne vai a Milano e non torni più?”
“Esatto. Sai che mi dicono?”
“Cosa?”
“Ora te ne vai, incontri una che ti fa mettere la testa a posto, e lì rimani per sempre”
“Forse un po’ li capisco sai? Sei l’ultimo figlio e ti vedono come il bastone della vecchiaia”
“Si vabbè hai ragione, e un domani che non ci saranno più? Con chi me la prenderò di essere rimasto un semplice impiegato di un azienda di provincia? Me lo dici?”
“Te la prenderai con te stesso forse, o forse ringrazierai qualcuno per esserti goduto di più i tuoi vecchi. Nessuno può sapere con chi te la prenderai.”
“Ho il cervello in fiamme! Non se ne accorgono forse, ma mi stanno obbligando a una scelta drastica: o loro, o il lavoro. Ma ti pare possibile?”
“Fagli capire che oggi, con gli aerei, ci si sposta molto più facilmente di prima, e che da Capodichino in un’ora stai a Milano.”
“C’ho provato, ma niente. Mi ripetono che non hanno più cinquant’anni, e che c’è bisogno di chi li accompagna in aeroporto ogni volta…..insomma vedono solo cose negative”
In quel momento avrei voluto interromperlo per chiedergli di non accettare, di rimanere qui a Santa Maria e di continuare a fare insieme tutte le cose che abbiamo sempre fatto. Ma non ne ho avuto il coraggio. Ho avuto paura di dirgli che ho bisogno di lui, che la sua amicizia mi serve come l’aria per respirare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sei contento di scrivere?
ti piace ciò che scrivi? bene, allora non chiedere giudizi.
poi non so come mi hai trovato, davvero sono curiosa di saperlo. se sono stata una delle tante che hai "beccato", se mi leggevi.
Questo davvero non lo so.

Scrive bene, manchi di un po' di "dinamismo". Lo metti nel racconto di "fatina90" (90... 1990? quanti anni hai?!) che evidentemente è più tuo.
Il racconto del campione-non-volevo-essere-campione mi pare un po' stentato, parte leeeeeeento, resta leeeeeeento; un po' infantile. Ma capirai, io la mattina mangio pane, accidia e Richler. Barney si è impossessato di me. Io non sono una persona buona. Sono cinica. Uso le parole come coltelli. Io. Mi difendo, diciamo. Mi difendo anche da me stessa.
Ed è la scrittura che mi salva, croce delizia e guaranà delle mie giornate noiose fra comunicati stampa, famiglia.

Scrivi, allenati, sperimenta.
Un fotografo famoso una volta lo sai che mi disse?! la fotografia è libertà.
Ecco, mettila così. LA SCRITTURA E' LIBERTA'.
Continua, scrivi e divertiti. Senza stupore non c'è più vita, non c'è scrittura.
BuenaGirl